Quando scegli una bottiglia di vino, devi sapere che l’etichetta è molto più di un elemento grafico.
Possiamo considerarla come la carta d’identità del vino, un concentrato di informazioni preziose che raccontano la sua storia, la sua origine e il lavoro che c’è dietro.
Ti sei mai chiest* qual è la differenza tra DOC e IGT, a cosa si riferisce l’annata, e i tanti simboli che possiamo trovare in etichetta?
Questo articolo è per te: ti aiuteremo a fare chiarezza.
Scopriremo insieme come leggere correttamente l’etichetta di un vino e perché ogni dettaglio fa la differenza.

1. Nome della Cantina e Nome del Vino: non sono la stessa cosa
Uno dei primi elementi che noterai è il nome della cantina, che identifica il produttore, e il nome del vino, che è l’appellativo commerciale della specifica etichetta.
Nel nostro caso, Cantina del Tufaio è il nome della cantina, mentre Tufaio Pas Dosé, Aggì o Ammaria sono i nomi di alcuni dei nostri vini, ciascuno con una propria identità e stile.
Attenzione: non tutti i vini hanno anche un nome di fantasia. Il nome della cantina deve invece essere sempre presente.
2. Denominazione: IGT, DOC, DOCG – cosa cambia davvero?
Uno dei dettagli più importanti di un’etichetta è la denominazione di origine, che indica il livello di tutela e la zona di produzione.
Vediamo insieme ogni sigla a cosa fa riferimento:
IGT (Indicazione Geografica Tipica):
In alcuni casi, quando i disciplinari sono troppo stringenti o non ammettono alcuni tipi di uve, si può optare per questo tipo di denominazione pur riservando al vino ottimi livelli di qualità e selezione della materia prima.
DOC (Denominazione di Origine Controllata):
impone un disciplinare che stabilisce regole precise su vitigni, zona di produzione, rese (quantità di uva prodotta per ettaro di vigneto), vinificazione e invecchiamento (mesi, anni e modalità).
DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita):
il livello più alto, con controlli rigidissimi e assaggi obbligatori delle commissioni per l’approvazione. Generalmente i confini per la produzione di un vino DOCG sono molto più piccoli proprio per caratterizzare al massimo il prodotto in relazione al suo territorio. Anche la scelta ampelografica (ovvero delle varietà di uva utilizzabili) generalmente si restringe in virtù della tipologia.
Riassumendo:
➡️ Più la denominazione è in alto nella piramide della qualità (quindi IGT – DOC – DOCG) , più le regole sono stringenti: dai confini geografici alla quantità d’uva per ettaro, fino alle modalità di vinificazione, invecchiamento e tempistiche per l’immissione sul mercato.

3. L’annata e il termine “Millesimato”
Quando sull’etichetta è riportato l’anno, significa che le uve sono state vendemmiate in quella specifica annata.
Annata: indica l’anno di raccolta delle uve (es. 2022). E’ obbligatoria per i vini DOC e DOCG (fatta eccezione per i vini liquorosi, e spumanti non indicati come millesimati e i vini frizzanti)
Millesimato: tipico degli spumanti Metodo Classico, significa che lo spumante è prodotto essenzialmente con uve di una singola annata che viene riportata quindi in etichetta.
👉 I nostri spumanti Tufaio Pas Dosé e Prima Nicchia sono entrambi millesimati, per esprimere al meglio le caratteristiche di ogni vendemmia.
Troverete quindi sempre indicata in etichetta l’annata.
Un vino non millesimato, invece, nasce generalmente dall’assemblaggio di diverse annate per garantire uno stile costante nel tempo.
4. Il lotto: la carta d’identità della produzione
Ogni bottiglia ha un codice alfanumerico chiamato lotto, indispensabile per la tracciabilità e la sicurezza alimentare. Un dettaglio tecnico, ma fondamentale.
5. Il vitigno
Il vitigno è il tipo di uva utilizzata per la produzione di uno specifico vino. In accordo con i disciplinari, o lo stile del vignaiolo, la varietà di uva può essere una soltanto (monovitigno o in purezza), oppure può trattarsi di un blend, ovvero un insieme di diverse uve.
Non sempre troverai il nome del vitigno in etichetta. Quando c’è, significa che rappresenta almeno l’85% delle uve utilizzate o in conformità con le regole del disciplinare di produzione della denominazione di riferimento.
Nel nostro caso, ad esempio:
- IlTufaio Pas Dosé è a base di uve Pinot Bianco.
- IlPrima Nicchia è un omaggio al territorio ed è prodotto con Trebbiano Giallo, vitigno autoctono del Lazio.
- IlTufaio è invece un blend di Malvasia laziale (60%) e Trebbiano giallo (40%)
6. Solfiti: perché li trovi in etichetta?
Per legge, quando il vino contiene più di 10 mg/l di anidride solforosa, l’etichetta deve riportare la dicitura “contiene solfiti”, rientrando nella categoria degli allergeni.
A Cantina del Tufaio utilizziamo solfiti al di sotto di 50 mg/l, necessari per preservare la qualità e la stabilità del vino, senza snaturarlo.

7. Il simbolo FIVI: i vignaioli indipendenti
Il logo FIVI fa riferimento all’associazione dei Vignaioli Indipendenti.
Significa che il vino è prodotto da un vignaiolo a filiera corta.
Ma cosa vuol dire davvero?
Un vignaiolo FIVI deve:
- coltivare le proprie vigne,
- vinificare le proprie uve,
- imbottigliare e vendere direttamente il proprio vino.
In altre parole, chi versa il vino lo ha anche visto nascere in vigna e si è occupato della sua produzione.
Questa è la nostra filosofia: dalla potatura alla bottiglia, tutto è nelle nostre mani, e poi, in ogni calice.
8. Il simbolo dell’Agricoltura Biologica: cosa significa davvero
Se è presente la fogliolina verde con le stelline bianche sull’etichetta il vino che stai bevendo è biologico certificato sia in vigna che in cantina.
Questo marchio garantisce che la produzione segua regole precise:
- No pesticidi chimici di sintesi
- No diserbanti
- Fertilizzanti solo di origine organica
- Rispetto dei limiti imposti, e relativi divieti, nell’utilizzo di determinati coadiuvanti e additivi nel vino
Ma non basta un’etichetta per diventare biologici. C’è un periodo di conversione di 3 anni, durante il quale il vigneto viene gestito con pratiche biologiche, fino alla certificazione completa.
Essere biologici significa rispettare la vigna e interpretarla in ogni stagione, ma anche prevenire le malattie della vite con strategie agronomiche come la potatura verde, la gestione della chioma e trattamenti a base di rame e zolfo in quantità controllate.
A Cantina del Tufaio crediamo nella sostenibilità e nel rispetto dell’ambiente, per questo adottiamo pratiche biologiche, ma anche biodinamiche, nella cura dei nostri vigneti.
Rispettiamo la natura, favorendo la biodiversità, accompagnando la vite nel suo ciclo.
9. “Imbottigliato all’origine” o “Imbottigliato da”: che differenza c’è?
Presta molta attenzione a questa dicitura, perché scoprirai che NON tutte le aziende imbottigliano direttamente i loro vini.
Questa indicazione è obbligatoria e fa una grande differenza:
- Imbottigliato all’origine da [nome della cantina]: significa che il vino è stato prodotto e imbottigliato dallo stesso produttore nella sua cantina, a partire dalle uve di sua proprietà. È sinonimo di autenticità e filiera corta.
- Imbottigliato da (senza “all’origine”): indica che il vino è stato imbottigliato in uno stabilimento diverso rispetto a dove è stato prodotto. Questo può accadere in virtù delle grandi dimensioni di alcune aziende, che raggruppano il lavoro in una cantina centrale oppure perché si tratta di un imbottigliatore conto terzi.
Le nostre bottiglie riportano “Imbottigliato all’origine da Cantina del Tufaio” perché tutto nasce e si completa in azienda.
Il nostro lavoro manuale è senz’altro faticoso ma è la più grande garanzia che possiamo darvi su ogni singola bottiglia che produciamo.
Perché queste informazioni contano?
Perché dietro ogni etichetta c’è un mondo fatto di regole, scelte consapevoli e amore per la vigna. Imparare a leggerle significa bere con più consapevolezza, distinguendo tra loro i vini, apprezzando il lavoro che c’è dietro ogni calice.
Ti piacerebbe scoprire dal vivo tutto questo? Vieni a trovarci in cantina: ti mostreremo le nostre vigne, la nostra grotta di tufo e ti racconteremo cosa significa davvero fare vino, generazione dopo generazione.
📍Prenota la tua visita su www.cantinadeltufaio.it



