I Laghi Vulcanici del Lazio: Un Viaggio tra Storia e Natura
I Gioielli dei Castelli Romani
Passeggiando lungo le sponde del Lago di Castel Gandolfo, o del Lago di Nemi, ci troviamo immersi in paesaggi straordinari. Qui, la storia antica e la natura si intrecciano in modo indissolubile.
Le località di Nemi, Genzano e la stessa Castel Gandolfo rappresentano la meta ideale per un weekend all’insegna del relax, tra ristoranti che offrono specialità locali come le famose fragoline di Nemi o la porchetta di Ariccia, le spiagge attrezzate del Lago Albano e le viuzze dei borghi ricchi di fascino.
Le Origini Geologiche: Il Grande Vulcano Laziale
Questi laghi non sono semplici specchi d’acqua, ma vere e proprie testimonianze di una storia geologica e vulcanica che ha plasmato il territorio per centinaia di migliaia di anni.
Per comprenderne le origini, dobbiamo fare un vero e proprio salto indietro nel tempo, riavvolgendo il nastro di circa 600 mila anni, quando un’intensa attività vulcanica iniziò a modellare in modo significativo il panorama circostante.
Prese avvio così la storia di quello che sarebbe stato ribattezzato “Grande Vulcano Laziale”. È grazie ad esso e alla sua intensa attività che possiamo con orgoglio presentarvi i nostri come ‘vini vulcanici’.
La Posizione Geografica e il Contesto Regionale
Questo vulcano, ormai spento da tempo, si inserisce in una zona allungata che coinvolge anche il Lago di Bolsena e il Lago di Vico. Diversi complessi vulcanici che, in più fasi, hanno disegnato i profili della nostra regione, il Lazio.
Le Fasi di Attività Vulcanica
Prima Fase: Tuscolo-Artemisia
Durante la prima fase, denominata “Tuscolo-Artemisia”, il Grande Vulcano Laziale costruì un edificio vulcanico davvero imponente: il cono arrivò a superare i 2000 metri, e alcune ricostruzioni ipotizzano persino un’altezza di 3000 metri.
Alla base, il diametro misurava circa 60 km, arrivando a coprire una superficie totale di almeno 1600 km quadrati.
L’attività vulcanica non fu però sempre costante: si alternarono fasi di eruzioni effusive, con fuoriuscita di lava, ed esplosioni violente a fasi ‘silenti’ in cui la vegetazione tornava a coprire i declivi.
Le rocce che oggi caratterizzano la zona, tra cui i tufi e le pozzolane, sono una testimonianza più che tangibile delle tante eruzioni che si sono succedute nei secoli. I tufi di Villa Senni, in particolare, sono la traccia lasciata dall’ultima grande esplosione che conclude la prima fase del vulcano, distruggendolo. Si generò così un’enorme caldera, oggi occupata, ad esempio, dai Pratoni del Vivaro che ospitano prati e boschi ideali per delle passeggiate immersi nella natura.
Seconda Fase: Le Faete
La seconda fase di attività diede origine a un nuovo apparato vulcanico all’interno della caldera, la cui presenza è oggi testimoniata dal Monte Cavo (anche noto come Monte Albano) e Monte Iano.
Questa fase, detta “delle Faete”, si concluse con l’occlusione del nuovo cono vulcanico.
Terza Fase: L’Attività Idromagmatica
Il magma sottostante non aveva tuttavia terminato la propria attività, lasciando quindi spazio all’avvento di una terza fase identificata come “idromagmatica”.
Le pressioni sotterranee date dall’interazione tra il magma, i gas e le falde acquifere provocarono l’apertura di varchi nel terreno, dando luogo ai maar, depressioni vulcaniche che col tempo si trasformarono in bacini lacustri.
I Laghi dei Castelli Romani: Passato e Presente
Oggi possiamo ammirarne due, il Lago Albano e il Lago di Nemi, ma in passato il paesaggio dei Castelli Romani era costellato da molti altri laghi, tra cui il Lago Regillo e il Lago Buranus.
Il Lago Buranus e la Città di Gabi
Proprio sulle sponde del Lago Buranus sorse la città preromanica di Gabi, colonia di Albalonga.
Secondo alcune testimonianze sarebbero proprio i suoi esuli i fondatori di Zagarolo, rinomati tessitori. Diverranno per questo abili sagari, ovvero sarti dediti alla creazione del sagum, il mantello purpureo indossato dai legionari romani, simbolo del potere e della tradizione militare dell’antica Roma.
L’Eredità Vulcanica: Verso l’Era Moderna
Non è ancora certa la data dell’ultima attività vulcanica del distretto dei Castelli Romani, che potrebbe quindi coinvolgere un ventaglio che va da 10 sino a 5 mila anni fa.
Ciò che però conosciamo per certo è la grande ricchezza che il vulcano ha donato al nostro suolo nei secoli di attività, a partire dalla presenza di silicio (tra i principali componenti del magma) e una considerevole varietà di altri elementi.
Conclusione: Il Terroir Vulcanico e i Vini dei Castelli
Ed è proprio questa terra uno degli ingredienti fondamentali che dona un carattere unico ai nostri vini.